Non ce n’è
Il 2020 ce lo ricorderemo per sempre. Non ci sarà mai il dubbio che fosse l’anno prima o l’anno dopo. Questa pandemia mondiale ci ha condizionato tutti, ognuno a proprio modo, e non potremo mai scordarci di tutte le cose nuove che abbiamo vissuto sulla nostra pelle.
Io non l’ho vissuta male. All’inizio la mia indole mi fa sempre essere scettico. Non accettavo l’idea che potesse arrivare una malattia costringendoci a chiuderci in casa. Ci ho messo un po’ di tempo ad accettarlo, ma poi è stato davvero facile. A casa ogni giorno a lavorare da solo, per conto mio, dietro a questo progetto che si stava lentamente delineando, creando le pagine per un Calendario 2021 fantomatico nato come una sfida e diventato poi qualcosa di reale.
Sono stati due mesi nei quali ho riscoperto il tempo. Nessun impegno, niente costrizioni, niente diplomazia. A casa vivo con i miei genitori, anche se i 31 anni mi suggeriscono di darmi una mossa. Con loro è stato facile, a parte gli alti e bassi dell’essere rinchiusi in casa.
Il mio tempo l’ho scandito alla mia maniera, lavorando, parlando con gli amici, allenandomi sui rulli o correndo in giardino. Sì, sono uno di quei matti che correva in giardino rischiando di compromettere le ginocchia per sempre. Ma per me è una droga, dunque non farmene una colpa.
La fine della quarantena è stata molto più strana dell’inizio. Poca gente in giro, l’uso della mascherina, la lontananza. Lentamente sono tornato alla mia vita normale e uno dopo l’altro gli impegni hanno sempre più divorato il mio tempo. E ne sono felice.
Nel mondo sono successe le peggio cose, come sempre. Noi abbiamo avuto la signora Angela con il suo “non ce n’è coviddi”, qualcosa che ci porteremo in eredità per mesi, forse anni. La signora, o chi per lei, ha aperto una pagina Instagram che già raccoglie circa 200mila follower. L’abominio della deriva della società civile. Comunque tra questi ci sono anche io che spero di beccare live un suo post, commentarlo per primo e farmi un bel carico di nuovi follower. Strategie arrembanti a costo zero.
Il 2020 ce lo ricorderemo per sempre perché non ce n’è. Davvero, mi pare l’anno in cui se una cosa deve andare diversamente da come speravi, allora andrà davvero diversamente. Eppure è il mio anno zero, l’anno in cui nasce In-differente, l’anno in cui mi trovo da solo con la mia partita iva a sbracciare e sgomitare nel mondo. E alla fine mi sembra che quest’anno non sia così male.
Certo è che mi ha portato molti momenti bui. La perdita della nonna, isolamenti in casa, febbre a ferragosto, difficoltà nel rapporto di coppia, varie malattie o problemi a parenti molto stretti. Eppure una luce in fondo al tunnel c’è. Si tratta solo di continuare ancora per meno di 4 mesi, meno di un terzo dell’anno, a restare sott’acqua, senza respirare, in una lunga e cosciente apnea, in attesa di tempi migliori, di un 2021 stratosferico o quantomeno decente.
Mi giro di lato e vedo un panorama sempre uguale dalla mia finestra. In realtà è cambiato tanto. A marzo non c’erano foglie su molti alberi, la luce era diversa, le automobili erano ferme i fisse come disegnate. Oggi quel panorama si arricchisce anche di elementi non visivi, come i suoni della vita che va avanti e il sentore che qualcosa stia davvero cambiando. Dall’altro lato della finestra ci sono io, al pc, con qualche mese di esperienza in più, con le idee più chiare, con la paura che il mio Calendario non possa vendere e la certezza che, comunque vada, ne resterò stupito. In mezzo c’è la finestra che andrebbe cambiata.
Sì, direi proprio che nel 2020 non ce n’è. Ha ragione Angela nella sua sconfinata bonaria ignoranza. Ha ragione lei che si guarda intorno in spiaggia e non lo vede il coviddi. La sensazione è proprio quella: qualcosa sta per accadere, ma non capisco bene cosa. Intanto l’apnea prosegue.
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