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Donne differenti

Donne differenti

Storie che non dovrebbero avere autore

Ci sono fatti di fronte ai quali non si può restare indifferenti. Anche se predico sempre indifferenza, anche se sono il primo a fare il patacca, come si dice qua in Romagna, non è di fronte alla violenza sulle donne, contro le donne, che posso farlo.

Mi piace immaginarmi di essere qui a disquisire di cose con la Maestra, con quella maestra che è stata licenziata dall’asilo perché è circolato in qualche modo un video hard da lei stessa girato. Il cosiddetto revenge porn.

Cara Maestra, io non posso immaginare quel che tu abbia sofferto, le ingiurie, le mancanze di rispetto, la voglia di non guardarti allo specchio perché ti sentivi colpevole. Ma colpevole di cosa? Hai fatto una cosa normale, in un mondo nel quale l’amore si fa, ognuno come vuole, ognuno a modo proprio, nel quale i video si fanno, che siano goliardici o seri, informativi o (dis)educativi. Hai avuto un compagno, cosa che è nella quotidianità di tutti o quasi. Tu non sei colpevole e ammiro quanta voglia tu abbia avuto di reagire. Brava, grazie per averlo fatto.

Sai, in un certo senso sono un maestro anche io. Sì, proprio io che ogni giorno scrivo parolacce, io che nel quotidiano sono volgare, scurrile, talvolta bestemmio. Io che conto gli amici veri sulle dita di una mano e che spesso e volentieri litigo con la gente perché non voglio piegarmi alla diplomazia. Alla stupida diplomazia. Sai, io da un paio di anni insegno pattinaggio ai bambini. Per me è la cosa più bella del mondo, è la massima soddisfazione, è il benessere, è il lasciar da parte tutti i problemi, la rabbia, le ansie, lo stress. Certo, io e te siamo persone diverse in contesti diversi, sicuramente l’essere maschio mi agevola e mi tutela da certi comportamenti umani, però me lo chiedo sempre cosa possa succedere se un genitore di uno dei miei bambini mi volesse sputtanare raccontando come mi esprimo con gli amici, riportando frasi, adducendo video nei quali magari durante una serata posso fare una gara di parolacce ruttate. Mi dico sempre che se dovesse succedere, se mi dovessero privare delle mie ore di allenamento con i bambini, io impazzirei. Lo sta già facendo il Covid, non permetterei mai che lo facesse qualcun altro. E poi leggo la tua storia, capisco che l’ignoranza e la stupidità albergano e regnano nell’essere umano, nelle persone che non si curano del male che possano fare determinate azioni, mi immagino te e quel che stavi costruendo e che un giorno, improvvisamente devi ripartire daccapo, ingiustamente.

E allora grazie per la tua reazione, grazie a nome di tutti quelli che ci mettono il cuore nel proprio lavoro, che sono capaci di distinguere la vita lavorativa dalla vita privata, che sono capaci di distinguersi di fronte alla pochezza umana.

Cara Maestra, come insegno sempre ai ragazzi, non è con la violenza che si risponde alla violenza, anche se verbale, anche se fisica. La disciplina, la calma, il sangue freddo, quelle cose che a volte ci mancano ma che ci renderanno sicuramente vincitori. E tu sei vincitrice. E vincitori sono tutti quei bambini che sono cresciuti con te, con il tuo saper fare il tuo lavoro.

Vedi, girando tra le cose che pubblico, tra i prodotti che creo e vendo, tra i messaggi che scrivo sui miei social, sulla mia pagina, chi mai direbbe che io alleni i bambini? Eppure i genitori mi dicono che sono portato per questo, mi chiedono se io sia un educatore, se insegni a scuola, mi chiedono quanti bambini abbia, mi dicono che i bambini vogliono fare roller solo perché c’è Lorenzo. E a me si riempie il cuore. E so che tanti bambini volevano andare all’asilo solo per vedere te, per starci insieme. Il grande dispiacere di tutta questa faccenda è anche per loro, per i bambini che da un giorno all’altro non hanno più visto la loro maestra, un punto di riferimento, una figura che li accudiva e li cresceva con tutto l’impegno e la dedizione che una maestra d’asilo possa mettere.

E poi c’è il senso di pena, di compassione, nei confronti di chi ha divulgato il video, di chi ha chiesto la tua testa, di chi te l’ha tagliata. Ecco, loro, questi adulti con l’animo di pietra, con il cervello di una gallina, loro sono inconsapevoli vittime. Sono vittime di una società che non è capace di creare un senso civico, che non sa insegnare il rispetto, che vive d’invidia, repressione e repulsione. Sono vittime di se stesse, di quella fame di rivalsa contro un maligno ignoto, contro qualcosa che poi, alla fine, non saprebbero nemmeno quantificare. Sono vittime della loro stessa ignoranza, del fatto che credono di proteggere i figli ma gli fanno solo del male. Eroi dei nostri tempi, Robin Hood che derubano gli animi ricchi pensando di poterne regalare ai poveri. Illusi, stupidi. In questo calderone di gente, di inutili persone che temo non abbiano vera funzione sociale, non riesco a quantificare quanto sia triste che ci siano tutti i generi: uomini e donne. Uomini che si fregiano di mostrare le loro vecchie conquiste con gli amici, donne che si indignano e praticano una violenza inaudita su altre donne come loro che fanno cose che fanno pure loro: l’amore, il sesso, tutto.

In questa mia breve lettera, cara Maestra, ti uso come interlocutrice per esprimere il mio pensiero, quello che oggi, grazie a questa pagina, sono libero di condividere col mondo. Con questa società che mi fa schifo, nella quale persone come te riescono ad emergere, a raccontarci una storia così, a denunciare una violenza, a far sentire la propria voce, non è degna di essere chiamata società. È solo un accrocco di esseri umani assembrati come formiche.

Questa è anche una storia qualunque, una delle tante che riempiono il libro. Una di quelle storie a causa delle quali occorre avere una Giornata Mondiale contro la violenza sulle Donne. Ce lo dobbiamo segnare sul calendario per ricordarlo. Già questo è assurdo.

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